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sabato 8 marzo 2008

Questa è una dichiarazione programmatica


Diranno che Californication è un telefilm trasgressivo, che parla di sesso in modo esplicito e ancora più esplicitamente lo fa vedere. Diranno che il protagonista, Hank Moody, è un maschilista che va a letto con donne di cui non ricorda neppure l’aspetto, figuriamoci il nome. Diranno che l’attore che lo interpreta, David Duchovny, ossia l’inespressivo agente Mulder di X-Files, è stupefacente e a tratti irriconoscibile (e per questo ruolo ha pure vinto il Golden Globe). Diranno infine che è una serie dissacrante, dal linguaggio assai diretto. E’ tutto vero, ma voi non credeteci. Perché Californication è soprattutto un telefilm sull’amore. Come può esserlo nel ventunesimo secolo, si intende. Hank infatti è perdutamente e insensatamente innamorato della sua donna, che incidentalmente è anche la madre di sua figlia. Benché lei - va detto - lo abbia lasciato e stia per sposare un altro. Solo che Hank si ostina a non prenderne atto. E per tutto il tempo si affanna a far finta di niente andando a letto con tutte le donne che gli capitano a tiro (e gliene capitano molte), mentre si diverte a sparare crudeli verità su se stesso, ma soprattutto su tutti gli altri. Perché Moody, tra le altre cose, è anche un geniale scrittore di talento, malgrado la sua carriera abbia subito un rapido declino. Ma non è il classico scrittore maledetto, sebbene a tratti ci somigli parecchio, perché nel suo modo autodistruttivo e delirante l’unica cosa che tenta disperatamente di fare è riconquistare la donna che ha stupidamente perso. E di questi tempi è di gran lunga l’impresa più romantica che ci è capitato di vedere. (Da stasera ogni giovedì, ore 21, su Jimmy)...

Come dice Grazia.

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